Jean-François Millet (Gréville-Hague, 4 ottobre 1814 – Barbizon, 20 gennaio 1875) è stato un pittore francese, considerato uno dei maggiori esponenti del Realismo, nella seconda metà del secolo. Formatosi a Cherbourg e arrivato a Parigi nel 1837, inizia la sua carriera dipingendo ritratti, presentati con alterna fortuna al Salon di Parigi. Nel 1846-47 che Millet stringe amicizia con Constant Troyon, Narcisse Diaz, Charles Jacque e Théodore Rousseau, artisti che formeranno il primo nucleo della scuola di Barbizon.
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Fu grazie a questi incontri che Millet inizia a dedicarsi alla vita contadina, il tema più vicino alla sua sensibilità artistica: Millet si dedica all’osservazione della campagna e dei suoi abitanti, che assumono nella sua pittura grande forza plastica, mentre i dettagli del paesaggio sono semplificati e inquadrati in uno spazio rigoroso. Immagini quasi atemporali che però denunciano le dure condizioni della vita nei campi, dove le figure, monumentali e solenni, che compiono gesti lenti simili a quelli di un rito antico (ben espresse nelle “Spigolatrici”, altro quadro di Millet del 1857 conservato nel Museo d'Orsay di Parigi), paiono portatrici di valori morali senza tempo e trasmettono il profondo senso di dignità e fierezza che Millet vedeva nel lavoro.
Uno degli esempi più alti della sua arte è sicuramente “L’Angelus” un dipinto a olio su tela di cm 55x66, realizzato nel 1858-1859 e conservato nel Museo d'Orsay di Parigi.
L'opera raffigura una coppia di contadini che interrompono il duro lavoro dei campi al suono delle campane, mostrati nella loro devozione, intenti nella preghiera per ricordare, come scrisse lo stesso Millet a un amico, i defunti. Espressione della religiosità dell’artista, l’opera si distingue per la solennità impressa alle figure e al paesaggio, grazie anche al tono cromatico smorzato e cupo. Il momento della preghiera pomeridiana è reso solenne dall’immagine bloccata, che coinvolge lo spettatore grazie alla luce atmosferica e calda che avvolge la composizione, luce del tramonto, ancora intensa e dorata, mentre si avvicinano le oscurità del crepuscolo. L’imponenza delle figure è accentuata dall’effetto di controluce rispetto al sole, quella luce tenue e calda, come prima enunciato, che dona al quadro un effetto di intimità e diffusa religiosità. Opera celeberrima, ne furono eseguite molteplici riproduzioni ed ebbe straordinaria fortuna anche tra gli artisti successivi, soprattutto Van Gogh e Dalì. Van Gogh guardò l'opera con notevole interesse, tanto che la riprodusse in un disegno realizzato a matita, acquerello e gessetto degli esordi, denominato per l'appunto L'Angelus. Salvador Dalí rimase talmente incantato dal quadro di Millet da farne l'oggetto di una febbrile indagine e di dedicargli addirittura un libro: “Il mito tragico dell'Angelus di Millet”.