Magnifico è il \“Ritratto di Carlo I a cavallo, con il M. di Sant'Antonio\” (
Note sull’arte alla nota n° 320 del 22/03/24).
Van Dyck esegui molti autoritratti: il primo risale all’incirca al 1614 quando aveva quindici anni, con un’inquadratura che arrivava appena sotto le spalle e con una posa che sembrava quella che di chi si fosse improvvisamente voltato indietro. La mia trattazione odierna riguarda l’\“Autoritratto\” eseguito tra il 1622 e il 1623 circa, un olio su tela di cm 116,5×93,5 conservato all’ Ermitage di San Pietroburgo. Sembra che questo autoritratto sia stato eseguito in seguito ad un soggiorno a Roma del pittore e costituisce il culmine della sua ricerca, condotta durante gli anni giovanili, per tramandare la propria immagine. Van Dyck continuerà ad autoritrarsi anche nella maturità, ma secondo moduli già consolidati: qui, invece, l’artista emergente cerca di elaborare per la prima volta la propria immagine ufficiale.
Questo autoritratto è il più raffinato e il più compiuto della serie. Qui Van Dyck esibisce una posa alquanto disinvolta nella mano, lunga affusolata e rilassata, che si poggia al basamento di una colonna spezzata. Lo sguardo è franco e diretto, il volto luminoso incorniciato da riccioli volutamente ribelli. La sua ostentata sicurezza traspare anche dall’assenza degli attributi dell’arte, elemento tipico dell’autoritratto di un artista che volesse affermare il proprio ruolo: sufficientemente noto come pittore – sembra dire l’autore – può permettersi di presentarsi come uomo, abbigliato con una veste nera la cui stesura sottile a tratti lascia intravedere la trama della tela ed è ravvivata da trasparenze delicate che riproducono fedelmente la morbida luminosità della seta. La foggia del vestito, con l’allacciatura a nastro e i generosi sbuffi nelle maniche che lasciano trasparire la bianca camicia, dà l’dea di un uomo elegante e originale.